La vittoria del NO al piano di ristrutturazione del debito imposto dalla commissione tecnica UE (la famigerata Troika), con una netta affermazione (oltre il 60%), annuncia un grande giorno per la democrazia. Il risultato non è questione da poco e, se avessimo la sensibilità di comprendere il valore delle cose, dovremmo sentirci commossi per il coraggio che c’è dentro questa scelta. Scelta che, inoltre, proviene dalla Grecia, un Paese che è il simbolo della democrazia. Da quella piazza Syntagma teatro dell’attesa dei risultati della gente che ha sostenuto il NO (e quindi l’autodeterminazione del popolo greco rispetto all’eterodirezione dei tecnocrati). Sulla cattiva gestione della Grecia, sulle responsabilità della sua classe politica è stato detto di tutto: ma non che la corruzione dei vertici di quella classe politica abbia arricchito il capitale internazionale, lo stesso che oggi reclama l’urgenza di ripianare il debito. Anche sul referendum è stato detto di tutto: che è stato fatto frettolosamente, in modo approssimativo ed ogni genere di calunnia. Il fatto vero è che, senza se e senza ma, la Grecia afferma è possibile cambiare l’Europa dall’interno. Il nome Syntagma diviene risposta simbolica a queste critiche: perchè il suo significato grammaticale è sequenza ordinata di parole, dominate dalla stessa chiave. Dovremmo chiederci se gli italiani, fossero stati chiamati a una analoga scelta, avrebbero avuto lo stesso coraggio. A una simile domanda si può rispondere soltanto con la prova empirica, certo. Tuttavia, sinceramente mi rammarico di ritenere che la maggioranza degli italiani, per l’inveterata abitudine che fa del trasformismo l’unica vera politica nazionale, per la proverbiale corsa a saltare sul carro del vincitore, non avrebbe avuto lo stesso coraggio.
A questo ci richiama la Grecia con il suo voto epocale: al coraggio, alla determinazione delle scelte, al rifiuto della scorciatoia che, in nome di una convenienza materiale, ci fa perdere di vista il vero scopo di questa a vita che, infine, non è che uno stato transitorio verso qualcos’altro che avrà la consistenza e la dimensione di ciò che si è meritato e del coraggio che si è avuto per conquistarlo.