Omaggio necessario a Pino Daniele, artista recentemente scomparso che non può essere dimenticato e non deve essere frettolosamente archiviato come cantante pop: questo non soltanto per il suo geniale e innato spirito musicale, che lo ha condotto ad attraversare molti stili e generi, creando un esplosivo repertorio che mescola musica tradizionale napoletana, blues, jazz, rumba, tarantella, rock progressivo e molto altro, con collaborazioni eccellenti che ne testimoniano la statura della sua figura d’artista e lo spessore della sua carriera. Quello che però va messo in forte evidenza è il lavoro formidabile che è riuscito a fare con i suoi brani più noti, che finalmente hanno permesso di parlare di Sud collegando questa nozione geografica all’idea di libertà. In questo, occorre notarlo e comprenderne fino in fondo il rilievo, nessuno tra i nostri letterati migliori è sinora riuscito con pari forza nell’intento. Il Sud è sempre stato rappresentato come luogo della speranza delusa, come smarrimento dell’individualità, come oblio della volontà. Ecco perché bisogna tornare ad ascoltare Pino Daniele, perché è stato il cantore di una libertà cercata, voluta, conquistata, offrendo un modello per il Sud. Il brano che proponiamo è uno dei più intimi del suo album d’esordio dove la libertà emerge anche dalle mura fradicie di una casa di periferia, e fiorisce.
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