Un deficit di civicness: questa la causa che Robert Putnam indicava per il mancato sviluppo dell’Italia Meridionale nella sua famosa indagine del 1993 “Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy“
Se questa è la causa effettiva, dovremmo accogliere e sostenere la re-introduzione dell’educazione civica a scuola. Se ci fossero poi dei Mazziniani, dei socialisti utopisti o altri trascendentalisti tra i lettori di queste righe, il loro cuore non esiterebbe a palpitare pensando ancora una volta che educazione e istruzione sono i fondamenti dell’emancipazione di ogni singolo individuo e del popolo.
Benvenuta educazione civica allora!
Anche se per adesso, dobbiamo precisare, stiamo parlando soltanto di un disegno di legge del Senato, approvato anche dalla Camera ma ad oggi non ancora pubblicato e che, per la sua esecutività, prevede l’emanazione di Linee guida con Decreto da parte del Ministero per l’Università e la Ricerca.
Come funzionerà?
L’insegnamento trasversale dell’educazione civica è attivato nella scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, e andrà previsto nel curricolo di Istituto per un numero di ore annue non inferiore a 33 (ossia 1 ora a settimana), da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto.
Per ciascuna classe, tra i docenti cui è affidato il “nuovo” insegnamento, è individuato un coordinatore, che avrà la funzione di proporre, in ciascun consiglio di classe, il voto per ogni alunno.
Nelle scuole del primo ciclo (scuole primarie e secondarie di I grado) l’insegnamento è affidato, in contitolarità, a docenti dell’organico dell’autonomia delle stesse istituzioni scolastiche.
Per il secondo ciclo (scuole secondarie di II grado) l’insegnamento è affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia.
