Breve rassegna del modo in cui l’Occidente ha inteso la propria missione storica di civilizzazione ed esportazione della democrazia. Facciamo eco a un fortunato slogan “aiutiamoli a casa loro”, recentemente utilizzato per promuovere il convegno di cui si legge in immagine. Ma quanto il titolo è associabile alla comprensione dei significati?
Proponiamo verifica con questa poco divertente rassegna.
Iraq, 1990. Saddam Hussein osa pretendere un prezzo maggiore per il petrolio. Ecco le conseguenze.
La Tunisia è il primo tra i Paesi del Maghreb ad avviare il percorso di protesta per ottenere maggiore democrazia. Nessun supporto dagli stati occidentali e sospetti per episodi terroristici contrassegnati come “strategia della tensione”.
La Libia di Gheddafi ha un ottimo sistema di educazione e istruzione pubblica e una copertura di assistenza sociale e previdenziale di ottimo livello. Ecco gli aiuti dell’Occidente.
Mohammed Morsi, democraticamente eletto in Egitto in seguito alle proteste della primavera araba che hanno determinato l’estromissione di Mubarak, viene deposto in favore del colonnello Al-Sisi.
Controversa è la posizione di Assad. Ma non per questo la Libia meritava un simile destino.
E non aggiungiamo nulla sull’Africa subsahariana, dove le multinazionali fanno ciò che vogliono delle fonti energetiche, armano le tribù le une contro le altre, le corrompono col denaro per assicurarsi tutto quel che vogliono.
Si chiama imperialismo. Da sempre il punto più avanzato e più oscuro del capitalismo.
Alla fine, non esistono guerre nazionali, patriottiche, ideali: quello è solo fumo negli occhi.
L’unica vera guerra è una sola, ed è totale e permanente: è la guerra dei ricchi contro i poveri, per il dominio.