Dovremo prendere atto, generazionalmente, che non abbiamo nulla da dire?
Prendiamola alla leggera. Musica leggera. Un titolo: “La mia generazione ha perso“. Di Giorgio Gaber”. Troppo impegnato? Facciamo, dello stesso autore, “Dialogo tra un impegnato e un non-so“. Alleggeriamo un po’ con Vasco Rossi: “Siamo solo noi, che non abbiamo più niente da dire, sappiamo solo vomitare“. Al rap non arrivo, perché non conosco il repertorio.
Mettiamola sul serio. Teoria della comunicazione. Differenza tra informazione e comunicazione: l’informazione utilizza un canale uno-a-molti (esempio: canale televisivo, giornale a stampa: la redazione (uno) si rivolge a molti (gli individui che formano il pubblico); la comunicazione utilizza un canale molti-a-molti (esempio: facebook, twitter).
Impressione 1: Eureka! Abbiamo rotto il monopolio-oligopolio dei pochi sull’informazione. L’Età dell’Acquario è cominciata davvero!
Impressione 2: Mer*a! Che ca**o vuol dire questo post? Chi è il co***one che lo ha scritto? E che minc**a significa “Età dell’Acquario”? E’ una roba fi*a?
Analisi a): la comunicazione internet offre opportunità inaudite. Oggi si può viaggiare a costi contenuti, si può parlare e scrivere a distanza comunicando in tempo reale. Si può dare consistenza al sogno di tutti gli scrittori dei secoli passati, di poter leggere qualsiasi libro si cerchi.
Analisi b): l’iperinflazione della comunicazione produce nuova ignoranza. Tutti sono ormai alfabetizzati e in grado di parlare un linguaggio accettabile. Proprio per questo, ognuno è persuaso che chiunque possa fare qualsiasi mestiere, che non sia necessaria alcuna specializzazione, che sia inutile ogni approfondimento.
Sintesi: l’intero sistema produce una deriva in cui i contenuti più significativi sono annichiliti sotto una coltre di informazioni inutili e spesso di cattivo gusto. Il potenziale di emancipazione offerto dai nuovi mezzi è sopraffatto ed estenuato dall’iperinflazione dovuta alla continua produzione di messaggi inutili che rendono impossibile per chi è privo di risorse critiche discernere i livelli di importanza dei messaggi.
Corollario: perché ci sia veramente comunicazione, occorre che un emittente mandi un messaggio a un destinatario attraverso un canale significativo. La vera comunicazione è cioè sempre comunicazione strutturata, oppure resta chiacchericcio.
Proposizione finale:
Il chiacchericcio sterile prevale sulla comunicazione della massa.
Pochi oligopolisti finanziari utilizzano la comunicazione strutturata.
L’iperinflazione della comunicazione produce comunicazione non strutturata, che è sostanzialmente chiacchericcio (chat) che sottrae tempo e concentrazione alle cose importanti (distrazione) e impedisce di fare selezione critica (cultura).
La massa non dispone di categorie di identificazione (proletariato, salariati, lavoratori) entro cui svolgere comunicazione strutturata.
La massa non ha alcun potere sulle decisioni prese dai centri di potere.

Immagine icastica:
Viviamo un’epoca in cui trionfa il paradosso reazionario.
… Invece c’è un’infinità di cose da dire. Che ne pensi, per esempio, del “caso” Rackete”?
A presto! Dalia
“Nulla da dire” è legato alle possibilità che “l’infinità” del relativismo e del “newspeak”, di fatto, annullano. Qualsiasi cosa si dica, è sprecata, si perde nel chiacchericcio. Sul caso Rackete, fermo restando che aderisco al “Carola libera” per principio, detto che non amo l’attualità che è sempre un modo miope di vedere le cose (poiché si vede il singolo fatto e non il sistema che lo determina), vorrei però capire meglio fino a che punto non è un’azione politicamente strumentale e fino a che punto un fatto spontaneo.
Grazie de tuo tempo e della risposta!
Se, dunque, ciò che chiami “nulla da dire” non è una sorta di nichilismo generazionale, procediamo. Riguardo a Carola, mi sembra che questa giovane donna sia portatrice di nuovi o vecchi valori che, al momento, vengono messi in discussione. L’articolo su di lei che ho trovato maggiormente interessante è “La legge superiore” di Ezio Mauro, in cui viene riportata in luce la figura di Antigone (di cui Carola rappresenterebbe la versione, per così dire, aggiornata) che difende una legge più grande disobbedendo a quelle civili.
Ti invito a tornare sull’ “argomento” Carola Rackete, con i tempi che riterrai opportuni, collegato al tema della svolta (delle svolte) generazionali contemporanee, a cui accenni nell’articolo da me commentato.
Buon lavoro, e grazie di quanto scrivi: ti leggo sempre con piacere!
Dalia Crimi
L’identificazione Antigone / Carola è stata abusata oltre modo. Non “torno” sull’argomento semplicemente perché Fondazione M non tratta quella che definisco “attualità emotiva”. Se vuoi qualcosa di ideologico, dai un’occhiata ad articoli come “Capitalismo e barbarie” o “Un fantasma per Bergoglio”. Su Repubblica non mi pronuncio per non esprimere valutazioni che non riuscirebbero ad essere positive anche a causa dei suoi direttori del passato recente e meno recente. In generale non mi appassiono ai fatti di cronaca da quotidiano, che trovo fuorvianti e “distrattori”. Molto di più trovo interessante per Fondazione M il punto di vista su fatti apparentemente minori (vedi Rapinoe vs. Trump) o anche su personalità maggiori e misconosciute (vedi articoli su Lagarde e Von der Leyen) e, ancor più, su fatti misteriosi e personalità mai troppo messe a fuoco della letteratura italiana (vedi articolo su Roberto Bazlen e Lucia Morpurgo) e internazionale (Ezra Pound in quattro minuti). Ciao e grazie per il commento.