Beni Comuni e Rigenerazione

Scheda TEATRO ANTICO DI CATANIA*

Il Teatro Antico di Catania è un luogo che la Città sta lentamente recuperando alla propria coscienza, e per questa ragione è simbolo evidente della riconquista di spazi urbani e condizioni di vivibilità attraverso politiche su beni comuni.

Per descrivere la situazione culturale e psicologica di questo bene in rapporto alla città, data la sua antichità e la prossimità alla data di fondazione della città stessa, non c’è soluzione più potente che far vedere la foto della situazione precedente agli anni ’30, quando il teatro era completamente sommerso dalle case, al punto da restare invisibile.

Situazione del teatro nel 1930. Foto di autore sconosciuto.Fonte immagine: Wiki

Come si è detto, gli strati più remoti del teatro risalgono al V-IV secolo a.C., e questo spazio fu centrale per la vita della città per oltre mille anni, fino al declino nell’alto medioevo e alla situazione che indusse il progressivo formarsi della situazione da ultimo ritratta negli anni ’30, con la perfetta sparizione del teatro.

Il terremoto del 1693 contribuì a validare le ipotesi di esistenza del teatro, sino ad allora fatte sulla base di richiami letterari (Tucidide, Diodoro Siculo) ma che venivano decisamente negate dalla cultura egemone, e non solo siciliana, del tempo. Si deve al Principe di Biscari la volontà di dare luogo a scavi che misero in luce le prove.

Nel Novecento, ancora negli anni ’30 la situazione si presentava ancora come la foto documenta. Un inizio dei lavori di sbancamento fu fermato dall’insorgere della guerra mondiale, che sospese tutto. Fu quindi negli anni ’80 del secolo scorso che ripresero le campagne di scavo e valorizzazione, che condussero, attraverso i lavori di restauro degli anni ’50-’70 del XX secolo e quelli di liberazione e restauro svolti negli anni 1996-1999, 2004-2009 e, da ultimo, 2014-2015, fino a restituire la situazione attuale:

Teatro Antico di Catania, 2019 (fonte: Google Maps)

Malgrado i risultati ottenuti, il teatro resta ancora in attesa di vivere la stagione della sua piena restituzione alla città come bene comune, parte integrante e insostituibile della cultura cittadina.

Perché questo accada, occorre una strategia per far convergere gli interessi dei molteplici Enti che hanno competenze sul bene: dal Comune alla Regione Siciliana (Assessorato Beni Culturali e Polo Archeologico), nonché imprenditori privati e gruppi di stakeholders qualificati: il Teatro Antico, portatore di potenza simbolica, può essere volano di rinascita dell’intera città.

Per dare una dimensione dell’interesse sotto il profilo ambientale, si potrà ricordare che per l’agibilità è stato necessario fare i conti con un agente naturale che sul teatro ha imposto il suo passaggio: perché oltre ad esser stato lungamente un teatro sotterraneo, il Teatro Antico di Catania, dopo le lave del 1669, vede il fiume Amenano riaffiorare in superficie dopo lunghi percorsi di ingrottamento all’interno di corridoi di basalto lavico, riemergendo sul proscenio del teatro.

Questa condizione ha lungamente generato opinioni discordanti sulla possibilità di utilizzo del teatro, vista la presenza di acqua in quantità variabile in base alle stagioni e agli eventi meteorologici.

Malgrado questo non certo trascurabile problema, il teatro stabile di Catania aveva tentato, nel 2012, l’allestimento di una tragedia classica, scegliendo la versione di Ifigenia in Aulide di Mircea Eliade, che non andrà in scena per un problema tecnico legato al deflusso delle acque.

Un progetto per il deflusso è stato realizzato a partire dal 2014, riducendo la quantità di acqua, ma senza eliminarla del tutto.

Il problema sembra oggi entrato in una fase di gestione accettabile per gli esperti, con ponteggi e sistemi di sicurezza in grado di garantire compatibilità tra equilibrio idrogeologico e fruibilità della struttura.

In effetti, tra il 2016 e il 2017 il teatro ha visto lo svolgersi di spettacoli, ma senza far leva sulla sua naturale vocazione, con cartelloni non legati in modo armonico da una programmazione idonea a caratterizzare il Teatro secondo il suo spirito più autentico.

Un coraggioso tentativo sul Teatro Antico di Catania, prova oggi l’impostazione del trasferimento in gestione per la durata del ciclo di rappresentazioni, con assunzione del rischio d’impresa (Associazione Dide).

La proposta artistica trasferisce le esperienze maturate proprio nel teatro di Siracusa da Daniele Salvo, consolidato regista formatosi con un maestro come Luca Ronconi. Memorabile l’allestimento di un Edipo Re in cui s’innesta un Canto della Sfinge, implicito nel testo di Sofocle, con effetto reso in maniera potente e appropriata dall’interpretazione di Melania Giglio.

Per restituire il Teatro Antico di Catania alla sua dimensione di bene riconosciuto per funzione propulsiva e culturale, il sistema pubblico deve sostenere e coordinare le azioni, bilanciando le istanze e le proposte che provengono dai privati, favorendo il processo di diffusione e di indotto che queste azioni comportano.

Un orientamento rilevante è dato dai principi della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società presentata il 27 ottobre 2005 nella città portoghese di Faro, sottoscritta dall’Italia nel 2013, sebbene non ancora ratificata dal nostro Parlamento, che  introduce un concetto ampio e innovativo di eredità patrimonio culturale, da considerare «un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione» (art. 2) e di comunità di eredità-patrimonio, cioè, «un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future».

L’operazione sul Teatro Antico di Catania è decisamente focalizzata su un bene comune per storia e identità, in cui le competenze pubbliche e l’intraprendenza privata toccano corde importanti per la vita della città, non da ultimo il fatto che il teatro è sito in un’area centrale ma al tempo stesso oggi esclusa dalla percezione di questo spazio come downtown, restando ai margini della city e, al contrario, aprendosi a una parte della città considerata meno qualificata.

Il rilancio del teatro ha dunque una funzione trainante per la rivitalizzazione di un’area nella quale si colgono già importanti fermenti, che la scelta imprenditoriale ha avuto l’effetto di incentivare, non da ultimo stipulando convenzioni con albergatori e ristoratori dell’area, generando già in preparazione aspettative e flussi di economia.

(*testo tratto da un lavoro di prossima pubblicazione per l’Università di Catania, Dipartimento di Scienze Politiche)

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