Siamo parte di un unico organismo

E’ la tesi nota da sempre agli spiritualisti, e tuttavia sempre messa in una cantina, tenuta in disparte, segregata, mentre prevale la logica rozza del segreto medievale che è ancor oggi praticato dalla maggior parte delle confraternite filosofiche.

Le leggi del cosmo sono semplici e intuitive, si fondano sull’osservazione della luna e del sole e delle stelle, e della coscienza interna. Ma non è questo che vogliono farci vedere. Tutt’altro: dimenticati del cielo!

Talora qualche barbaglio di luce oltrepassa il velo. Oggi con una certa frequenza, considerata la tecnologia: ma anche qui la vera conoscenza annega nel vortice del superfluo e dell’inutile. Oppure della riconduzione a significati strumentali.

A questa seconda ipotesi possiamo ricondurre la Teoria della Selezione Naturale Cosmica attribuita al fisico teorico Lee Smolin, uno dei fondatori del “Perimeter Institute for Theoretical Phsysics”. Vediamo un po’ di che si tratta.

La tesi è interessante (articolo di Carlotta Casolaro su MeteoWeb), perché è la presa di coscienza che siamo tutti parte di un unico organismo. Dire che la tesi di Smolin è una novità, è francamente un’esagerazione: è noto da sempre alla filosofia sapienziale. C’è un altro elemento che rende la tesi un po’ antipatica, ed è quell’averla voluta chiamare “Selezione naturale cosmica“. Questo aspetto non è da considerare secondario.

Com’è noto, l’idea di “selezione naturale” viene da Darwin, ma dal campo biologico/antropologico è stata trasportata al campo sociologico e economico, con l’obiettivo strumentale di giustificare le disuguaglianze sociali che determinano il surplus di potere del capitale, cioè di chi ha i soldi.

Oggi che le tesi di Darwin sono sempre più messe all’angolo per via delle incongruenze e delle critiche subite proprio nei campi d’origine, ecco che il darwinismo sociale viene spostato, proiettandolo dall’orizzonte terrestre alla dimensione cosmica per riabilitare concezioni che supportano il neo-liberismo. C’è da temere che sia questo il successo della teoria di Smolin, che non sembra apportare novità rilevanti rispetto alla rilettura di Hawking del sistema della relatività.

Fare a meno del concetto di “selezione naturale” non significa ritenere il cosmo privo di meccanismi selettivi. Se davvero siamo tutti cellule di un unico organismo vivente, ciò significa che ogni cellula ha una sua funzione che deve essere integrata e cooperativa.

La teoria di Smolin non è affatto una novità: l’obiettivo di far pervenire le cellule alla coscienza individuale, collettiva e universale è ben noto da tempo alle principali correnti sapienziali. Più che la scoperta, qui vale l’interpretazione: si tratta quindi del significato da attribuire a questo nostro comune appartenere. Del quale non dovremmo dubitare.

E’ come se le cellule del nostro corpo dubitassero della nostra esistenza.

Proviamo a prendere in simpatia la teoria di Smolin, come se avesse già cambiato titolo. Secondo Smolin, l’Universo in cui ci troviamo è un unico organismo vivente, e la vita non è un fenomeno solo locale, ma anche scalare, cioè in grado di venire alla luce non solo in diversi luoghi dell’Universo, ma anche su divergenti scale di grandezza, tanto grandi da risultare a noi sconosciute.

Se questo fosse vero, il miglioramento delle condizioni dell’universo sarebbe paragonabile al funzionamento integrato dei sistemi cellulari: più integrato il sistema, migliori gli orizzonti di qualità.

Siamo sicuri di questa informazione? Ad esempio, è possibile integrare cellule cancerogene? Anche a voler fare un paragone con il cervello, le sinapsi superintegrate non sono forse quelle che inducono comportamenti ripetitivi (“coazione a ripetere”), fino a istupidire il soggetto, come avviene nel caso dell’assunzione sistematica di droghe?

A nulla vale l’integrazione delle cellule, se non avviene su un piano collaborativo e fondato non sull’imposizione, ma sulla libera determinazione della coscienza.

Gira la leggenda che nel carteggio tra Freud e Einstein, lo psicanalista si sia complimentato con lo scienziato per la geniale intuizione di inserire nell’equazione di campo, accanto ai tradizionali elementi della geometria euclidea – altezza, larghezza, profondità – la quarta dimensione: il tempo. Il fisico si sarebbe schermito dicendo che Mosé Maimonide (un mistico ebreo del XIII secolo) aveva previsto anche una quinta dimensione, che ancora lui non riusciva a collocare. Questa quinta dimensione è la consapevolezza.

E’ su questi aspetti che insistono le filosofie più avanzate nella derivazione del futuro, dalla grande promessa di una riforma della teologia e della scienza intuita nel XVII secolo dai R+C, fino agli sviluppi dei Trascendentalisti e alle prese di coscienza all’inizio del secolo scorso da parte del Mouvement Cosmique e dei successivi sviluppi dei moderni movimenti di Coscienza Etica, ai quali guardiamo con grande attenzione e interesse, specie quando interagiscono con la conoscenza scientifica.

Publications Cosmiques – Source La Fontaine d’Arethuse

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