con un film in omaggio
Il tema dell’ateismo si risolve subito e facilmente. Senza considerarlo irrilevante, perché è comunque un tema esistenziale, l’ateismo è semplicemente un ragionamento ribaltato o, meglio, privato. La a- privativa che introduce come prefisso il termine è rivelatoria, esprime un “senza“. Questo è il mondo come si manifesta a una prima accettazione di guardarsi intorno senza assumere nessun credo, nessun dogma: dio non c’è. Tuttavia, ad una mente più sofisticata, si potrà evitare di chiedere di accettare il dogma, invitando piuttosto ad una ben più ampia riflessione: per scoprire che dio alberga dentro di noi e che non abbiamo nemmeno bisogno di questa parola ingannevole. Possiamo sentire la scintilla spirituale dentro di noi: che motivo c’è di adorare un idolo o di pronunciare un nome che non risponde all’idea dell’inviolato e dell’ineffabile?

Diverso e più complesso il tema del nichilismo, perché qui l’obiezione non riguarda soltanto l’esistenza di un dio esterno, ma si trasforma nella negazione dell’essere e nell’affermazione del nulla (nihil). Per il nichilista, l’essere umano non è che una manifestazione contingente e casuale di un fatto biologico, destinato fatalmente alla morte, privo di ogni elemento o possibilità di persistenza dopo questo fatto fatale. Il nichilista nega la presenza di una scintilla divina dentro di sé, non la riconosce. In questo caso, a differenza del problema dell’ateo, rispetto al quale basta spostare la ricerca di dio da fuori a dentro, per il nichilista non c’è niente neanche dentro. E non è possibile convincerlo del contrario, perché la tesi è indimostrabile. Si può solo fare appello alla coscienza. Alla voce della coscienza. Ed, eventualmente, a concetti metafisici come Shunyata o Ayn Soph.