Successo al Teatro Antico di Catania per Sonetti d’Amore, tratto dai Sonetti di William Shakespeare, regia di Melania Giglio.
Shakespeare è probabilmente l’autore di cui è massimo il numero delle varianti interpretative e delle costruzioni sceniche fatte su ispirazione di opere sue: se si può amabilmente dire che ne ha sopportate tante di omelettes, si dovrà pur riconoscere che la frittata è un piatto semplice, economico e, se ben fatto, geniale.
Lo Shakespearian juke-box ideato da Melania Giglio si iscrive nel solco di questa tradizione teatrale, risolta mettendo in scena quattro personaggi: lo stesso poeta inglese (Alfonso Veneroso, che con Melania Giglio firma anche la traduzione dei Sonetti), il Conte di Southampton (Sebastian Gimelli Morosini), la Dark Lady (una disinvolta Francesca Mària) e una lunatica, improbabile quanto efficace Musa (la stessa Melania Giglio, interprete dei brani musicali che costellano e scandiscono i quadri del recitativo).
Impreziosito dai costumi di Susanna Proietti, lo spettacolo cammina sul filo di un’ironia che mette in gioco splendori e dolori delle umane passioni, la materia prima di cui Shakespeare si è nutrito per alimentare le sue tragedie e le sue commedie, correndo qui, nei Sonetti, nelle più immediate aderenze dei suoi affetti e delle sue emozioni personali, senza risparmiare i sordidi sottoscala dell’effimero, su cui si innestano un repertorio contemporaneo che naviga tra il jazz e il blues, tirando fuori brani conosciuti al pubblico ma mai banali, da I’m not good di Amy Winehouse a Heard it to the grapevine dei Creedence Clearwater Revival, fino al finale Allelujah di Leonard Cohen, canzoni che Melania Giglio interpreta tutte sfoderando una voce nera da donna del blues dentro una Brexit Bardot che stride in apparenza con l’oro del suo vestito vittoriano, ma solo in superficie: perché si rivela perfetto per rivelare qualcosa di molto, molto inglese.
Le luci di Umile Vainieri e il progetto fonico di Franco Patimo, perfettamente integrati, manifestano la coesione di un gruppo che ha le qualità per portare in scena anche la luna.