Il complotto contro l’Europa, titola TIME (22 aprile 2019). Sarà vero? Sarà falso? Sarà solo un titolo giornalistico? In ogni caso, c’è qualcosa da dire in proposito: perché, se i meriti dell’Europa sono indiscutibili e ben riassunti dalla frase “La guerra è vecchia come l’Europa*”, a significare che da quando c’è l’Europa non c’è stata più guerra nel continente, tuttavia è anche vero che l’Europa ha bisogno di uno sguardo più profondo per entrare pienamente nel XXI secolo, cosa che non ha ancora davvero fatto.

Quel che TIME omette di ricordare, è il referendum del 2006 per dotare l’Europa di una costituzione, che la Francia prima e l’Olanda poi gettarono alle ortiche. Quello sarebbe stato il punto di svolta, una Costituzione democratica potente, che dall’America guardavano con ammirazione mista a invidia, definendola “il più potente sistema di diritti garantiti costituzionalmente mai generato dalla storia”. Quello sarebbe stato far entrare la stentata cooperazione economica del XX secolo in un modello nuovo, istituzionale e democratico, nel XXI secolo.
Non è accaduto. Possiamo rinvenire le cause di questo mancato passaggio all’incomprensione francese e olandese, un misunderstanding che ci è costato e ci costerà caro. Si potrà riflettere se il difetto di comprensione della posta in gioco sia stato determinato da una carenza di informazione o dalla propaganda che è intervenuta per massacrare quello che sarebbe stato il trionfo delle lotte sociali dei ceti subalterni.
Temi la morte per acqua, avrebbe scritto Eliot ammonendo Fleba, il marinaio fenicio, l’oscura profezia di Madame Sosotris: parole che suonano misteriose per l’Europa di oggi, sia perché fenicia è la sponda da cui partì l’Europa del mito, rapita dal toro; sia perché la morte per acqua assume oggi drammatici risvolti che, attraverso il Mediterraneo, legano i destini dell’Africa, dell’Asia a quelli di quest’Europa attonita al punto da esser muta, cieca e sorda.
Non saremmo tra i pessimisti come il ministro francese dell’economia, Bruno Le Maire, che giunge al disfattismo di chi afferma “Penso davvero che ci sia una vera minaccia di scomparsa delle istituzioni europee”; dobbiamo però prendere atto che c’è una strategia per azzoppare l’Europa e che questa chiave la sta usando il famigerato Bannon, ex stratega della Casa Bianca, oggi sostenitore delle componenti populiste e nazionaliste in Europa, da Orban in Ungheria a Kaczinsky in Polonia, da Marine Le Pen in Francia a Salvini in Italia. A proposito della situazione ungherese, si potrà dire tra l’altro che l’indice puntato contro Soros come emblema del capitalismo internazionale viene proprio dalla polemica di Soros, che è un miliardario americano di origini ungheresi, con l’ultranazionalista Orban, che lo addita come portatore di un progetto di immigrazione su larga scala per snaturare l’identità europea. Siamo sicuri però che Bannon stia portando un progetto meno legato al capitalismo internazionale e con finalità diverse?
Non si potrà trascurare, in una sia pur superficiale analisi, l’arcano psicoanalitico che la decisione di uscire dall’Unione Europea di una nazione culturalmente e geostrategicamente importante come l’Inghilterra ha determinato. Brexit è stato uno shock per l’intera Europa e comincia ad insinuare sgomento e apprensione di nuovi disfacimenti. “Frexit” è un termine già coniato, sebbene per ora innocuo.
D’altra parte, ci sono le ragioni dei Mediterranei: e non parliamo dei calci sulla bocca che hanno ricevuto i Paesi arabi in cerca di democrazia nel 2010, che sono stati ignorati, se non apertamente mortificati. La Libia grida di dolore. Limitiamoci a parlare dei Paesi UE: troveremo le politiche di austerità imposte dalla tecnocrazia europea che hanno stritolato la Grecia e creato le condizioni di una bancarotta per Irlanda, Portogallo e Spagna (graziosamente TIME non inserisce l’Italia nella lista, per ora).
Per ora, abbiamo detto due volte: e quest’espressione avverbiale fa comprendere che tutto è in movimento (non a caso, la strategia di Bannon è chiamata “Movimento Europa”).
La retorica del momento è che questi movimenti siano elementi a difesa del nazionalismo contro il capitalismo internazionale. Ma non è detto che sia così. C’è anche la possibilità che il capitalismo internazionale voglia utilizzare il nazionalismo per spaccare l’Europa dall’interno e non avere così più argini.
Se così fosse, la partita sarebbe molto più difficile: Temi la morte per acqua sarebbe infine l’annuncio di una società liquida, dove a morire sono le istituzioni di salvaguardia dei diritti civili, politici e sociali, ciò che una volta si diceva welfare state. Con un monito: perché sarebbe ingiusto pensare in termini di destra e sinistra, perché entrambe le componenti, e non solo in Italia, hanno fedelmente contribuito alle politiche di destrutturazione.
Alla fine, non potremo dire che si tratta di qualcosa di inatteso, perché questo smantellamento è cominciato trent’anni fa, quando presero il potere la Thatcher in Inghilterra e Reagan in America, imponendo l’impronta neocon, ultraconservatrice in politica e ultraliberal-liberista in economia. Il risultato? Enti pubblici in default, indebitamento verso il capitale internazionale e smantellamento dello stato sociale, che include diritti, sanità e pensioni. A ciascuno le proprie riflessioni.