riceviamo e volentieri pubblichiamo
COSA FAREBBE MORO OGGI ?
di Francesco Attaguile
Quella mattina ero partito di buon ora in auto da Verona, dove avevo partecipato come giovane vicepresidente del settore agricolo di Confcooperative ad un convegno nell’ambito della Fiera dell’Agricoltura. Notai sull’autostrada insoliti posti di blocco con bande chiodate e, accesa la radio, appresi del rapimento di Moro e della strage della scorta. Accelerai e giunsi a Catania in tempo per partecipare in serata ad un corteo in via Etnea organizzato dal movimento giovanile DC. Rivivo ancora l’emozione nello scandire la richiesta di liberare il prigioniero, con slogan come “Moro-Moro-libertà!” e “Moro-DeGasperi-Don Minzoni – sono-le nostre-istituzioni!”
La tensione era altissima e si erano aggregati molti giovani di altre formazioni politiche, ma anche i passanti approvavano preoccupati.
Diverso il clima dopo 55 giorni di estenuante attesa, quando interrompemmo una seduta del consiglio comunale per accorrere nella stanza del sindaco a guardare in TV le scene raccapriccianti del ritrovamento del cadavere sulla R4.
Cos’era stato Moro per la democrazia Italiana ?
Innanzitutto un intellettuale cattolico del Sud che, eletto a 29 anni nell’Assemblea costituente, aveva contribuito a redigere con i migliori ingegni dell’epoca la carta costituzionale, nella quale introdusse la dignità umana e sociale.
Ispirandosi all’Umanesimo integrale di Jacques Maritain e sotto la guida di G.B. Montini, poi Papa e ora Santo, poneva al centro della sua visione culturale e politica la persona, prius rispetto allo Stato, con tutte le sue manifestazioni : la famiglia, le aggregazioni sociali, i partiti politici. Un ribaltamento rivoluzionario della piramide rispetto al fascismo ed ai nazionalismi.
Moro, con gli altri costituenti cattolici, scrisse i diritti non solo per l’uomo come singolo, ma anche per l’uomo associato. Affermò che uno Stato non è democratico se non è al servizio dell’Uomo, avendo come fine la sua dignità, la libertà, l’autonomia, la tutela delle formazioni sociali nelle quali la persona liberamente manifesta e integra la propria personalità. Aggiungeva tuttavia che alla stagione dei diritti occorre affiancare sempre quella dei doveri.
Il suo orizzonte politico fu il più ampio dello scorso secolo, mirando a far confluire sui comuni valori positivi le diverse componenti della cultura politica italiana ed europea e mediando concretamente il loro incontro, volto a meglio realizzare il Bene Comune, prevedendo anche una “terza fase”, quella dell’alternanza.
Nel 1962 al congresso di Napoli della Democrazia Cristiana parlò per ben sette ore e convinse i delegati ad associare le forze di sinistra nel governo del Paese. Guido’ cinque governi e ne ispiro’ almeno altri dieci, nel più lungo periodo di stabilità sostanziale e di crescita che l’Italia ricordi. Anche da ministro degli Esteri svolse lo stesso riconosciuto ruolo a livello internazionale.
In questi giorni di commemorazione del quarantennale, nel clima rissoso del dopo elezioni, molti fanno confronti e si domandano cosa farebbe oggi Moro nell’attuale situazione politica italiana. Non c’è da andare lontano per capirlo, basta guardare al Quirinale, dove siede un erede naturale e diretto di Moro. I Mattarella si sono infatti sempre ispirati a Lui e Piersanti era considerato il successore naturale come leader della piccola corrente “morotea” della DC, quando fu anch’egli assassinato appena un anno e mezzo dopo (chissà se le perverse motivazioni dei due delitti politici furono comuni?). L’attuale Presidente è caratterizzato dalla stessa complessità delle analisi che distingueva Moro, pervenendo tuttavia sempre ad una soluzione, ed entrambi si ispirano alla “mitezza”-oggi desueta- della politica (cara anche a Martinazzoli, come ha ricordato lo stesso Mattarella rievocandolo), praticando la mediazione per comporre anche i più aspri contrasti. Proprio ciò che serve adesso.
La differenza è che Moro ebbe alle spalle un grande partito popolare che, sia pur a volte riottoso, lo seguì e medio’ con la società e con le altre forze politiche l’attuazione del suo lungimirante disegno, isolando e battendo poi le B.R. assassine. Oggi, in mancanza di quel supporto, occorre offrire al Presidente Mattarella – nel rispetto dei suoi compiti istituzionali- analoghe collaborazioni attive nel Parlamento e nel Paese, affinché la linea “morotea” abbia ragione del clima rancoroso e della rissosita’ dei contendenti, soprattutto se vincitori, ed impedisca il venir meno di quel dialogo che ha tenuto insieme la comunità nazionale.