Più che una morte, quella di Camilleri sembra piuttosto una metamorfosi. Indagheranno il Commissario ed il Tenente per comprender meglio cos’è accaduto.
Di sicuro, finisce l’epoca di uno dei pochissimi tra i grandi gentiluomini che resistono ancora in quest’età di barbarie post-moderna. Originalissimo e inventivo quanto scrupoloso rispetto alla tradizione: sfogli, chi voglia, il teatro in dialetto di Pirandello, e capirà come Camilleri lo abbia utilizzato come gran manuale di lingua viva, sui cui le sue invenzioni s’innestano.

Ha ragione il suo attore nell’attribuirgli un potere quasi soprannaturale, poter cambiare una vita con qualche segno della sua penna: perché la scrittura ha un potere magico, e ci sono uomini speciali che possono far vivere questo potere.
Per essere critici come sempre si deve, sarà forse inflazionato il narratore di tresche e intrighi che ha conquistato il favore del grande pubblico e forse non tutti i suoi marchingegni giallistici saranno perfettamente riusciti come meccanismi a orologeria: ma questa parte letteraria costituisce solo il vestibolo d’ingresso del tempio ideale che le opere del Maestro costituiscono. C’è un Camilleri che osserva la storia dell’arte, e c’è un inestinguibile e incondizionato amore per il teatro come luogo vivente della parola. Meravigliosa l’allegoria della sua età senile quasi in cecità, vissuta attraverso l’esplorazione di Tiresia, in tutte le derive letterarie, da Sofocle a Eliot, archetipo ancor più che personaggio. C’era ancora un passaggio da aggiungere, l’ “Autodifesa di Caino“, che il Maestro voleva celebrare. Sarebbe andato in scena il 15 luglio alle Terme di Caracalla, ma non c’è stata, evidentemente, la possibilità. A quanto pare, il tribunale lo ha chiamato prima. Indiscrezioni vogliono che il giudizio sia di assoluzione, per non aver commesso il fatto. Ma la trama è più complessa, perché uno scrittore universale trascende l’io fenomenico, e quindi ha ragione lui a difendersi.
Non possiamo farne un testamento, perché sarebbe riduttivo per il significato complessivo dell’opera: ma potremo ancora sentire ragioni potenti, le ragioni potenti che sono state l’indirizzo di un percorso umano coerente e determinato, tenacemente voluto, sempre. E che continua, cambiando traiettoria in una notte di luna piena, un’eclisse parziale.