Quasi tutti sanno che il simbolo di Catania, l’elefante scolpito in pietra lavica, è detto “Liotro”, termine che deriverebbe dal nome di colui che lo scolpì, l’enigmatico Eliodoro.
Eliodoro morì sul rogo, giustiziato dalla Chiesa. Per chi volesse dar credito, le fonti tramandano che il vescovo Leone, detto “il taumaturgo”, lo tenesse fermo tra le fiamme: così l’eretico arse vivo, mente Leone, in virtù della sua santità, rimase miracolosamente illeso.
Piuttosto che chiederci se questa ricostruzione sia vera o no, che sarebbe una ridicola perdita di tempo, chiediamoci piuttosto perché Eliodoro fu mandato al rogo. Troveremo allora interessanti risposte che, pur sopravvivendo principalmente attraverso una lettura apologetica fatta da fonti ecclesiali, non meno una certa qual ventata illuminista che scosse la seconda metà del Settecento, portò qualche lume anche a Catania attraverso il varco dell’Accademia degli Etnei.
Tra queste, la consapevolezza che Eliodoro volesse riportare in vita i Misteri degli antichi greci. E che, per farlo, cercava di impadronirsi del sapere tramandato dagli ebrei che vivevano nell’area della giudecca, che si arrampicava fino a Montevergine, nell’area detta della Cipriana. Qui Eliodoro aveva costruito uno spazio entro il quale svolgere danze e processioni con maschere, che molto inquietarono il potere della Chiesa.
In una prima incursione, Leone taumaturgo mandò degli uomini per distruggere ogni cosa da lui ritenuta avversa allo spirito divino. Non pago di aver distrutto tutto, vedendo che Eliodoro continuava ad esercitare il suo carisma nei confronti del popolo, lo accusò di arti diaboliche, dicendo di averlo visto viaggiare in volo da Catania a Istanbul.
Cicerone, nelle Verrine, ci ricorda che si diceva che Leone, con la sua sola presenza, avesse fatto incendiare l’antico Tempio di Cerere. La sua lotta contro ciò che riteneva eresia fu senza quartiere. Promotori e grandi divulgatori della sua devozione al santo furono i benedettini, ai quali apparteneva: e fu lui stesso a stabilire un cenobio su Montevergine, dov’era stato il tempio dei Misteri di Eliodoro, per coprirne e nasconderne la memoria. In questo luogo sarebbe sorto in seguito il grande monastero.
Nelle immagini, dipinto settecentesco di Matteo Desiderato, che illustra apologeticamente il momento della cattura di Eliodoro da parte Leone taumaturgo (conservato nella chiesa di S. Leone, nell’omonimo quartiere); un’immagine di quel che sopravvive della tipologia costruttiva degli insediamenti della giudecca e il frontespizio del grande monastero dei benedettini (oggi sede di Ateneo).