Il prevalere del capitale sull’etica personale è spesso indicato come fonte della crisi che sta ingoiando le nostre città e con esse i suoi abitanti (cioè noi). La nostra attualità social ci rende ancor più testimoni, poiché possiamo condividere, scrivere, commentare, ma non evitare un declino che sembra ineluttabile e che non si può fermare.
Questo pensiero vale per tutte le città dell’occidente, se vogliamo dare un’interpretazione radicale: resta vero però che alcune città, se messe in comparazione alle altre, sono ancor più sopraffatte, tanto minori gli anticorpi su cui possono far affidamento rispetto alla fluida corsa monetaria del darwinismo sociale.
Non stupisce quindi se, nell’indagine commissionata all’Università La Sapienza da Italia Oggi, le città del corridoio jonico, Messina, Catania e Siracusa, si trovino agli ultimi posti della classifica. Non che questa logica da hit-parade per fare notizia sia convincente, ma è comunque un dato su cui riflettere.
Gli elementi di valutazione dell’indagine sono nove: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita. Si potrebbe discutere sull’accorpamento tra servizi finanziari e scolastici, ma non è questo il punto.
Il dato è che Catania è al penultimo posto, Siracusa solo due posizioni più su; Messina 97esima. Possiamo certo dire che i parametri e gli indicatori sono discutibili, ma resta il dato.
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