Senza l’Europa il Sud affonda

diFrancesco Attaguile

L’allarmante prospettiva sempre più palese che questo governo miri a portarci fuori dall’Europa, conseguenza inevitabile del rifiuto di contribuire al bilancio dell’UE, richiede qualche documentata considerazione.

Innanzitutto va chiarito, come ha fatto la Commissione, che non versiamo 20 miliardi all’anno ma, secondo l’ultimo dato disponibile del 2016, 13,939 dei quali ne rientrano 11,592 nelle varie forme di investimento comunitario nel nostro territorio. Siamo cioè “contribuenti netti” solo per 2,347 miliardi.

Le ingenti cifre che ogni anno rientrano sono destinate dall’UE in larga misura al Sud (Fesr e Fse), all’agricoltura e allo sviluppo rurale etc.

I Fondi srutturali europei hanno così di fatto sostituito negli ultimi venticinque anni l’intervento straordinario nel Mezzogiorno, abolito nel 1993 da un referendum promosso dalla Lega, ma non ne hanno colmato il divario -soprattutto infrastrutturale- rispetto al resto d’Italia e d’Europa. Sono stati infatti polverizzati improduttivamente dalle Regioni meridionali (o addirittura non spesi) e non concentrati selettivamente nei grandi investimenti, quelli che hanno invece trasformato la Spagna e stanno trasformando la Polonia e gli altri Paesi membri in ritardo di sviluppo.

Tuttavia nello stesso periodo i governi che si sono succeduti (Lega in testa) hanno ritenuto superfluo continuare ad investire per colmare il divario infrastrutturale del Sud, ritenendo “sostitutivo” l’intervento comunitario che è invece per definizione “integrativo”. Col risultato che il divario è aumentato di anno in anno (v. Rapporti SVIMEZ, ISTAT e condizioni di vita visibili ad occhio nudo).

Se adesso dovesse interrompersi, venendo meno gli interventi dell’UE, anche l’unico trasferimento di risorse rimasto a sostegno delle nostre Regioni in ritardo queste, che già annaspano, affonderebbero definitivamente.

Né c’è da sperare che un governo a trazione leghista torni a destinare loro almeno il 40% della spesa pubblica nazionale, come è necessario per ridurre il divario e come avvenne fino ai primi anni ‘90, per poi ridursi quasi a niente se si escludono i Fondi UE predestinati al Sud. Il “contratto” M5S-Lega lo conferma.

Ciò dimostra che senza l’Europa i problemi italiani non si risolvono, ma si aggravano, a partire da quello -ignorato ma fondamentale- dello sviluppo delle Regioni meridionali che, se adeguatamente infrastrutturate, rappresentano il più grande potenziale di crescita dell’Italia e la piattaforma avanzata dell’Europa verso gli altri Sud in galoppante sviluppo. La scelta di non pagare, e quindi di isolarsi e di uscire dall’EU mentre Usa, Mexico e Canada stringono l’intesa economica e la Gran Bretagna riesuma il Commonwealth, colpisce mortalmente il Sud e rischia di essere attuata con la complicità degli altri isolazionisti come Ungheria, Cekia etc., finora veri beneficiari del nostro contributo netto. “Prima gli italiani” non è compatibile con “prima gli ungheresi”, i ceki o altri, ma conduce solo allo scontro fra nani in un mondo di giganti, che l’UE ha impedito negli ultimi 60 anni per la prima volta nella storia !

Né serve eludere il mercato per affidare il debito italiano a cinesi e russi, dei quali diverremmo satelliti. Questo è lo scenario prossimo futuro.

C’è da augurarsi che la superficiale minaccia di sabotare l’Europa sia l’ennesima boutade di chi non sa quello che dice e che, come l’impeachement al Presidente della Repubblica, produca solo ilarità.

Ma chi non sa quello che dice e desta solo ilarità internazionale o danni irreparabili fino a quando dovrà governare l’Italia?

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