60° dai Trattati: dichiarazione “Archimed” e ANCIM

riceviamo e volentieri pubblichiamo la Dichiarazione sulla Dichiarazione di Roma del 25/03/2017 redatta da GECT “Archimed” in collaborazione con Associazione Nazionale Isole Minori

60_Rome_vertical_slogan_white_ITL’Europa che cambia è il nuovo capitolo che i giovani delle scuole delle piccole isole del Mediterraneo vogliono scrivere per ridisegnare l’Europa dei prossimi 10 anni. Nel 1941, proprio dall’isola di Ventotene e da un pugno di persone che in quell’isola erano state mandate per mantenere la loro condizione di portatori di nuovi valori, più isolata, più emarginata e, in definitiva, più muta rispetto agli altri uomini e cittadini che continuavano a vivere sulla terraferma, venne redatto il famoso “Manifesto” che dette origine all’Unione Europea. L’isola, con le sue barriere, con i suoi muri costruiti dalla stessa natura, doveva arginare il diffondersi di nuove idee di libertà, di emancipazione sociale ed economica, di nuovo modello di governo costituito sul riconoscimento di diritti uguali per tutti, di considerazione dei bisogni diversi, ma comunque fondamentali che andavano garantiti per tutti, di condizioni di dignità delle persone che tenesse conto dei fattori di caratterizzazione diversa che essi esprimevano e che nel loro appello di Ventotene tradussero in: 

  • Profondo rinnovamento sociale inquadrato in una Unità Federale europea;

• Provvidenze -per i giovani- necessarie per ridurre al minimo le distanze fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. In particolare, la scuola pubblica doveva dare la possibilità di perseguire gli studi, fino ai gradi superiori, ai più idonei oltre che ai più ricchi;

• Doveva preparare, in ogni branca di studi, per l’avviamento ai diversi mestieri ed alle diverse attività liberali e scientifiche;

• Soluzione dei problemi attraverso il metodo della collaborazione di tutti gli europei e la formazione di una coscienza unitaria per una libera unione di Popoli anche nel campo politico ed economico;

• Forte solidarietà sociale. A distanza di circa 80 anni, altri uomini, questa volta Capi di Stato, a Roma hanno gettato le basi per una Europa che riporti a quei principi di solidarietà e di nuovo fermento indicati nel “Manifesto di Ventotene”. La valutazione che i nostri Capi di Stato hanno fatto è quella di avere costruito un’Unione di Stati, una Unione monetaria, un’Unione economica, una liberalizzazione dai muri e dalle frontiere, ma resta da costruire l’Unione dei Cittadini. Molto resta ancora da fare, sulla traccia del “Manifesto di Ventotene”, per costruire l’Unione dei Popoli, per dare condizioni di vita più eque in tutti i contesti geografici e politici degli Stati. Come afferma la nuova “Dichiarazione di Roma”, si deve ancora lavorare ancora per:

• Un’Unione Europea più forte e più resiliente e per una solidarietà ancora maggiore attraverso un agire con ritmi e intensità diversi;

• Un’Europa prospera e sostenibile che generi crescita ed occupazione;. • Un’Unione che favorisca il progresso economico e sociale, nonché la coesione e la convergenza;

• Un’Unione che promuova la parità tra donne ed uomini, diritti e pari opportunità per tutti; • Un’Unione in cui i giovani ricevano l’istruzione e la formazione migliori e possano studiare e trovare un lavoro in tutto il Continente;

• Un’Unione che preservi il patrimonio culturale e promuova la diversità culturale;

• Questi sono i principi della recente “Dichiarazione di Roma” che, come si può rilevare, ricalca i principi del famoso “Manifesto di Ventotene”.

Sono passati circa 80 anni, ma quei principi rimangono ancora i cardini per una vera Unione Europea fondata sulle persone e sui Popoli. Il fatto che, congiuntamente, gli Stati li abbiano riaffermati significa che queste sono le basi da cui ripartire per rafforzare il processo unitario. La parte che le scuole delle isole minori possono contribuire a scrivere è come concretamente dare attuazione a questi principi. Come cittadini nati europei tracciare il nuovo percorso per ottenere le dichiarazioni di principio contenute nei due documenti. Concetti mirati a costruire quella parte di Europa che tutti concordano manchi o che non è stata costruita e rafforzata a sufficienza. Da qui il riemergere di muri, di frontiere. L’accentuarsi di un’Europa che stenta a fare conseguire gli stessi livelli di crescita e di sviluppo generalizzato è la sfida maggiore da conseguire. Viene avanzata un’idea di Governo Europeo a velocità diverse. Il principio può essere valido perché assume la constatazione che non tutti possono correre allo stesso modo e non è tenendo l’asticella alta che si stimolerà tutti a saltare più in alto. E’ venuto il momento di guardare e valutare perché qualcuno è rimasto indietro e come aiutarlo a superare quei gap che gli impedisce di stare nel gruppo. Quindi, è venuto il momento di dare attuazione sia al principio espresso negli artt. 174 e ss. del Trattato di Lisbona ed anche ad affermazioni contenute in altri documenti, e cioè il principio della “discriminazione positiva” e di abbandonare o affievolire quello di “norme uguali per diseguali”. Tutte queste affermazioni sono state fatte proprio per le isole e per altre aree disagiate, ma non hanno mai trovato concreta attuazione nella soluzione dei problemi che queste realtà esprimono. Partiamo dai trasporti. Essi continuano ad essere una barriera per la libera circolazione da e per le isole. Non si possono frenare soluzioni adeguate in nome di un principio quale quello di “aiuti di Stato” valido come limitazione all’uso in via generale, ma da riconsiderare in situazioni di disparità come indicate dallo stesso Trattato di Lisbona per tradurlo in “aiuti di Stati”. Tutta la collettività europea dovrebbe contribuire a fare sì che la tratta fra le isole e la terraferma non superi il costo della stessa tratta percorsa esclusivamente sulla terraferma. Il principio della libera circolazione delle merci e delle persone significa anche mezzi di trasporto non saltuari e sporadici, ma frequenti e continuati. Il principio del diritto all’istruzione non è garantito in modo eguale, ma nella realtà delle piccole isole si traduce in meno scuole, meno istruzione superiore e, quindi, limitazione agli sbocchi occupazionali e maggiori oneri per le famiglie che vogliano sopperire a queste carenze nell’esercizio dei loro diritti fondamentali. Lo stesso “Manifesto di Ventotene” ha dedicato un ampio spazio alla problematica dei giovani che vanno assistiti con provvidenze necessarie per ridurre al minimo le differenze sociali ed insiste soprattutto sulla possibilità di perseguire effettivamente gli studi fino ai gradi superiori per preparare all’avviamento ai diversi mestieri e diverse attività liberali e scientifiche. Un’altra breve riflessione va fatta sul tema della salute, anche esso nelle isole costituisce un gap da colmare. Nel “Manifesto di Ventotene” non vi ritroviamo specifico riferimento, ma tuttavia una Unione moderna di Stati non può non considerare la necessità di garantire uguali diritti anche in questo campo.

Cosa propongono, i ragazzi delle piccole isole del Mediterraneo, per dare soluzioni a questi problemi?

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