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L’ha ribloggato su Fondazione M.
Un estratto dal libro L’Albero di Zaffiro:
Arrivammo al campo di Therezin alla fine del ’43, dopo pochi giorni mia madre, insieme ad altre giovani donne, fu trasferita a Ravensbruck.Quando mi separarono da lei smisi di parlare e di mangiare, mi ammalai di tifo e rimasi due mesi in infermeria .Quando guarii mio padre che parlava tedesco riuscì a farmi inserire nel gruppo di bambini che studiavano disegno con una famosa pittrice. Avrai saputo come era organizzato il campo: la riproduzione esatta di un qualunque ghetto ebraico, in realtà la sua tragica caricatura, un esperimento unico rispetto agli altri lager. ” La città regalata agli ebrei dal Furher “ secondo la definizione del Ministero della Propaganda nazista ormai terrorizzato dalle incalzanti richieste della Croce Rossa Internazionale. Una città di bambini.: eravamo in 15.000, ne saremmo ritornati poco più di un centinaio.