Venerdì 31 maggio 2013: all’assemblea annuale di Bankitalia, prende la parola il Presidente del Consiglio di Gestione di Banca Intesa, in qualità di primo azionista.
Ciò significa che il primo azionista di Bankitalia non è lo Stato italiano, ma una banca privata.
Questa considerazione porta con sé altri rilievi: ad esempio, che le priorità, per il primo azionista, non è tanto come far ripartire l’economia, né che le banche tornino ad erogare prestiti alle PMI, e scegliere i migliori progetti industriali.
La priorità, secondo Gian Maria Gros Pietro, presidente del CdG di Banca Intesa, è sistemare i bilanci delle banche private, dando il giusto valore di mercato alle quote da esse possedute nell’organo che per Statuto è un ente di diritto pubblico.
Nel Regno Unito la Banca centrale è del Tesoro britannico: siamo stupidi noi o i britannici? Intanto il risultato lordo della Banca d’Italia, formalmente ente di diritto pubblico, ma di proprietà di precisi istituti bancari privati, “prima dell’accantonamento al fondo rischi generali e delle imposte è stato pari a 7,073 miliardi. Il risultato non comprende il rendimento degli investimenti delle riserve ordinaria e straordinaria pari a 478 milioni di euro che, come previsto dallo Statuto, è stato destinato a incremento delle riserve stesse” (fonte B.I.) L’utile complessivo è stato destinato a riserve per 1 miliardo e 478 milioni e per 1,5 miliardi girato al Tesoro, come prevede l’attuale statuto.
In questo modo, di fatto circa 1 miliardo e mezzo di euro è diventato di proprietà degli azionisti della banca ed è stato legalmente sottratto al popolo italiano e alle sue istituzioni.
