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Nell’ambito del programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Malta, il 19/20 maggio 2008 si sono svolte due giornate di lavoro con il coordinamento del Collegio Universitario Arces, che hanno visto impegnate le delegazioni formate da funzionari e operatori delle isole di Sicilia e di Malta. Questa sessione è stata particolarmente significativa poiché i lavori hanno visto anche la presentazione ufficiale di due importanti documenti che condensano gli studi e le analisi ESTREL e MOTRIS, svolte in funzione degli obiettivi del programma di cooperazione.
In particolare, dall’analisi ESTREL risalta la comune bassa propensione alla collaborazione manifestata dagli imprenditori in entrambi i contesti, siciliano e maltese, individuando nella dimensione dei soggetti pubblici interistituzionali di governance (Unioni di Comuni, GAL, Consorzi, etc.) la sede più appropriata per costruire legami di fiducia funzionali ad uno sviluppo congiunto e condiviso [ESTREL, 139 e segg., 190 e segg.], assumendo in essi il ruolo di meta-organizzatori [ivi, 194 e segg.]
Più frastagliato e orientato all’emersione di punti di vista differenti in base alla sua natura di raccolta di saggi e contributi, all’interno dello studio MOTRIS si ritrova una nozione di sicuro effetto: la “sindrome di Cleopatra”, che vi appare in quanto citazione di una definizione di Jean Pierre Lozato-Giotart, che intende con questa locuzione la forte spinta emotiva a intraprendere un viaggio per muoversi e andare a vedere qualcosa di cui si è sentito dire il valore. Ecco, in questa “sindrome” si ritrova il fondamento antropologico della essenziale necessità del viaggio come avveramento della trasformazione del sapere in conoscere. Sospeso il giudizio su quest’ultima frase, che ognuno può decidere di riflettere o tralasciare secondo preferenza, il fatto qualificante è che questa sindrome, intesa come desiderio compulsivo, è perfettamente idonea ad esprimere la natura relazionale del legame tra la Sicilia e Malta. Entrambi sono luoghi – ancor prima che meravigliosi sotto il profilo naturale – della leggenda e del mito: ed è proprio l’alone della leggenda e del mito a sommuovere la persona al desiderio di conoscere.
Come osserva il prof. Leonardo Urbani nella sua introduzione, l’elaborazione creativa dei giacimenti culturali esistenti è il movimento delle onde da cui emerge la profonda identità dell’uomo, che riflette tutta la storia fondante della civilizzazione occidentale, dalla neo latinità greco-bizantina e arabo-normanna, passando attraverso il grande ciclo dei cavalieri medievali (che soprattutto il Nord-Europa vede come il thesaurus in cui è racchiuso lo spirito occidentale, che nei suoi fondamenti mediterranei rivela interamente il suo debito filiale nei confronti del Medio oriente, svelando la parzialità di ogni contrapposizione) fino alle proiezioni che vanno dal rinascimento al barocco, a frammenti (meno appariscenti ma reali) della rivoluzione industriale e post-industriale.
In questo senso la relazionalità emerge nella sua natura antropologica come “paradigma del dono” [MOTRIS pagg. 79 e segg.] che, nella moderna società di mercato, non significa assenza di contenuti economici ma, piuttosto, qualificazione dei contenuti economici nel senso della solidarietà. In questo senso è interessante notare la felice interazione tra aspetti materiali e immateriali della cultura, che attendono di rivelare la pienezza dei loro significati. Il ritorno ad una nozione ecologica e sostenibile della vita e della coltivazione della terra assumono in questo senso un ruolo fondamentale. Il formidabile lavoro di “Organic Farming” svolto da Joseph Borg con la sua produzione naturale e certificata con l’esempio dell’impresa Ta’Zeppi, può costituire un paradigma di riferimento nel definire un nuovo approccio alla vita, alla terra.
L’olivo è infatti il vero tratto unificante delle culture del Mediterraneo. Albero sacro per eccellenza, simbolo di pace e intelligenza, portatore di valori condivisi e condivisibili dal mondo intero, oltre che bene alimentare di eccezionale qualità. Accogliendo questi significanti significati, si tratta di entrare all’interno di una dimensione di produzione di qualità, di ricostruzione agroenergetica dei territori, da cui derivare gli aspetti immateriali del loro simbolismo.
[Da.Cri]
