Baccanti al Teatro Antico di Catania: danza, fervore e carica erotica

Ritmo serrato, fluidità delle sequenze, riconoscibilità dei personaggi, fervore e sex appeal, con uno sguardo alla contemporaneità ma senza concessioni all’effimero: tutto questo nella versione di Baccanti andata in scena al Teatro Antico di Catania, domenica 25 maggio, per la regia, le scene e la coreografia di Alessandro Giambirtone.

Traduzione per danza di Baccanti di Euripide, lo spettacolo si sviluppa con un numero di ballerini professionisti – Dioniso, interpretato da Antonello Mastrangelo (Teatro dell’Opera di Roma); Penteo, Francesco Salpietro (Ballet de Barcelona); Agave, Giorgia Leonardi (Teatro Massimo di Palermo); Cadmo, Flaminio Galluzzo (Compagnia Gruppo Emotion); Tiresia, Elena Piazza; Ino, Erica Bologna; Autonoe, Eliana Bologna; con prologo ed epilogo detti da Simone Ciampi nel ruolo di Euripide – che si appoggia sulla funzione di movimento di una compagine fatta di studenti e studentesse del liceo coreutico “Angelo Musco”, seguendo l’impostazione di equilibrio culturale e didattico che costituisce la filosofia e la scelta estetica operativa dell’Amenanos Festival.

Baccanti di Alessandro Giambirtone (frammento) Teatro Antico di Catania – Amenanos Festival

La linea di demarcazione tra ballerini professionisti e liceali risulta pressoché non rintracciabile, non riconoscibile: e questo va a merito di una sapiente coreografia e di scelte registiche appropriate a valorizzare caratteristiche e peculiarità dei danzatori in scena.

Lo spettacolo che ne deriva è di completa fruibilità, comprensibilità, godibilità e permette di entrare in profondità sui contenuti del dramma di Euripide rispetto al quale, sebbene manchino le parole del testo, le componenti gestuali, mimiche e coreografiche sono tali da mettere in luce aspetti solitamente meno riconoscibili: in particolare la carica erotica dei personaggi in scena, nelle implicazioni psicologiche dei rapporti gerarchici e di reciproco potere che intercorrono tra uomini e donne, in una dialettica che si estende dalla sfera animale a quella del dio.

Trattandosi di danza, è evidente un rapporto voluto, ricercato con la contemporaneità e con la moda: ma il gesto di misura e di equilibrio – anche nei costumi – permette di non andare oltre il segno e mantenere una cifra stilistica senza cadute di livello e recuperando costantemente ad ogni susseguirsi di scena, carica vitale ed energia.

La parabola di Pènteo che, dalla sua originaria presunzione trova repentino cambiamento, uno stordimento derivante dall’incontro con Dioniso: il capovolgimento che ne deriva è il suo partecipare in abiti da donna al baccanale per finire poi come offerta sacrificale, fatto a pezzi, dilaniato, ad opera della sua stessa madre Agave. Anche senza il supporto delle parole, il racconto perviene integralmente, nella perfetta riconoscibilità di personaggi e contenuti e con un approfondimento psicologico ancora più importante perché passa attraverso il linguaggio del corpo con una più immediata riflessione sugli istinti.

Non si può che augurare a questo spettacolo una fortunata vita, una prosecuzione attraverso altre messe in scena itineranti per i teatri d’Italia e del mondo, considerato che la danza è un linguaggio universale che non incontra barriere linguistiche e che può infrangere ogni frontiera. Baccanti è esortazione a non cadere nella trappola di Pènteo: pensare di possedere una verità, essere smentiti da una verità più grande e, infine, credendo di averla trovata, esserne distrutti.

Temi di cui il nostro presente ha una attuale e formidabile necessità.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.