L’Oro dell’Eden

“Il dio dell’eden non è il vero dio”: questa è la sintesi di questo breve saggio, che motiva l’affermazione attraverso un’indagine capillare sulle fonti.

La tesi di Orione“, che fa da sottotitolo al testo, è l’emergere di una coscienza che viene semplicemente dall’osservazione del cielo e che è alle origini di ogni teologia, successivamente oggetto di manipolazioni da parte delle strutture del potere.

Orione è la grande costellazione, visibile quasi per tutto l’anno dall’emisfero boreale, che gli antichi identificarono con il segno divino dell’uomo nel cielo, dunque: il destino dell’umanità. Il “Grande Cacciatore”, che cattura tutte le bestie dello Zodiaco, diviene così il nome di dio per gli antichi: così per i Babilonesi, per gli Assiri, così per gli Egizi.

Ci fu poi un momento in cui gli Egizi, rifiutando di essere sottomessi alla Mesopotamia, costretti ad adorare quel “loro” dio, proprio dall’osservazione del moto di Orione nel cielo, poiché la costellazione sparisce nei tre mesi estivi, quando emerge invece lo Scorpione, inventarono la leggenda del dio caduto sulla terra, Osiride dell’Amenti, che divenne l’Ade dei Greci.

In un periodo più tardivo, gli Egizi completarno la loro teologia d’emancipazione con una nuova leggenda: il mito di luce del Sole, che spazza le tenebre della notte, il Sole invincibile, Osiride che rinasce come Horus, come Ra.

Non è tutto. Queste idee di indipendenza (perché coniare un nuovo dio significa indipendenza dal popolo che si pretende portatore del messaggio divino) furono poi ancora più metafisicamente elaborate dal popolo ebraico che, per non soggiacere agli dei Egizi e Mesopotamici, inventarono l’astrazione di un dio il cui nome non può essere pronunciato, il cui volto non può essere visto.

L’Oro dell’Eden è la sintesi del più ampio trattato “il Dio dell’Eden”.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.