La canzone, ammesso che sia una canzone, esplora temi di vuoto esistenziale, difficoltà comunicativa e la ricerca di amore e significato, in un contesto di profonda disillusione sia personale che globale. Inizia con l’immagine di un io lirico che possiede “due oggetti che amo: un cuore di diaspro e una rivoltella”, (un debito poetico verso Fleur Jaeggy) simboli contrastanti di durezza/preziosità e potenziale autodistruzione o difesa.
L’interno e l’esterno del sé sono percepiti come vuoti, e il tentativo di esprimere sentimenti (“quel che vorrei dirti mi sfugge di mente”) si scontra con la sensazione di inautenticità. La relazione con l’altro è descritta con immagini intense (“un mantra il tuo corpo, il tantra con cui ti avviti a me”), ma la comprensione reciproca è negata: “ma non possiamo capirci / se sapessi amare / se amassi davvero”. Questa incomprensione sia una “legge esistenziale” o che l’altro non sia altro che un riflesso di sé (“sei solo un altro me / un altro io sei tu”).
La prospettiva si allarga poi al mondo esterno, dove “il disordine prevale”. L’autore si interroga sulla durata delle guerre e sulla consapevolezza che “le armi sono il male”, collegando questa problematica globale alla stessa difficoltà individuale di amare. Il ritornello “se sapessi amare / se amassi almeno un po’” diventa un appello universale e una condizione necessaria affinché si realizzi un futuro migliore, simboleggiato dalla “stella del mattino” e dal “sol dell’avvenire”.
In chiusura, si assiste a una trasformazione significativa. La rivoltella, inizialmente oggetto amato per le sue implicazioni di forza e di discrezionalità, con un compiacimento estetico che non considera la sua vera natura, viene “buttata via”, per assumere il valore simbolico di una scelta: l’abbandono della violenza e della disperazione. Al suo posto, emergono “un po’ d’amore” e “una stella marina”, simboli di rinnovata speranza, tenerezza e forse un legame più puro e disinteressato con la vita o la natura. Il finale indica un passaggio da un’esistenza svuotata e nichilista a un’apertura verso la possibilità dell’amore e della rinascita.
