Moventi poetici: desiderio di vivere e disperazione
Poesia e suicidio: quando il desiderio di vita si fa disperato
La poesia è un gesto di profonda attenzione verso la parola, ricerca d’esistenza che superi i limiti del quotidiano. È proprio questa tensione verso l’infinito che s’avvicina così pericolosamente alla morte. Non si tratta di un’apologia del suicidio, ma di esplorare questa relazione complessa. L’autore riflette con ironia sul paradosso della sua stessa carriera, confrontando i pochi ascolti ottenuti dalle poesie con quelli, altrettanto pochi, delle canzoni understream. Vascello che ha perso la rotta e va alla deriva battendo bandiera pirata, rock blues che non tiene il tempo, continua in cerca di un improbabile che illustri una verità elementare: il desiderio della poesia di essere ascoltati. Ogni volta che questo anelito si scontra con la realtà, rischia di trasformarsi in delusione e in disperata pulsione all’auto-annientamento. È qui che si inseriscono le quattro canzoni, ognuna ispirata a una figura letteraria tragicamente votata al proprio destino.
L’Album: “Poesia & Suicidio”
è una raccolta di quattro canzoni che esplorano il tormentato rapporto tra creazione artistica con pretesa di poesia e pulsione verso il suicidio come radicalizzazione dell’assoluto. L’opera non celebra la disperazione, ma illumina la profonda vulnerabilità che spesso si nasconde dietro la grandezza artistica, offrendo una riflessione intima e toccante.
“Canzone Majakovskij” La traccia d’apertura, ispirata a “All’amato me stesso” di Vladimir Majakovskij, incarna la sua poetica di rottura e nichilismo rispetto al mondo che respinge le istanze espressive che provengono dalla volontà di libertà, stabilendo una barriera invalicabile con il gusto prevalente della società mediocre e protendendosi verso l’intangibilità dell’arte d’avanguardia. Il brano è uno sguardo derisorio contro l’indifferenza corrosiva e corruttrice del mondo, un urlo disperato che cattura l’essenza di un’anima in rivolta.
“Il dio caprone” Questa canzone è costruita sulla parte centrale dell’omonima poesia di Cesare Pavese, tratta dalla raccolta “Lavorare stanca” e censurata nella prima edizione del 1936. L’atmosfera è “panica”, esplorando la relazione oscura tra le capre e il caprone nascosto e furioso, oggetto di un desiderio che è mitico prima ancora che sensuale. L’amore dichiarato di Pavese per il blues legittima gli accordi giocati su uno shuffle tra Mi e Midiesis, con le capre sdraiate nell’erba sull’accordo “magico” Bbm7.
“Lettera a mio figlio” Il brano riprende “Ragazzo mio” di Luigi Tenco, un testo spesso frainteso dalla critica, che la questo ha preferito altri brani (soprattutto “Vedrai, vedrai” e “Mi sono innamorato di te”, certamente più addomesticabili: il primo perché la speranza è comunque uno strumento di illusione; l’altro perché parlar d’amore non giunge mai alla soglia del problema politico) ed ha contrassegnato questo, che è invece tra i più problematici ed aspri nella critica sociale, come se fosse una rassegnata denuncia dell’indifferenza, sfruttando una frase ambigua nella sezione conclusiva. In realtà, è un’esortazione alle giovani generazioni a rifiutare il conformismo e a cercare sempre una speranza per il futuro. Mantenendo le due strofe iniziali, l’interprete ha modificato la terza per enfatizzare questa indomita tensione ideale.
“Giulietta che parla con gli spiriti”, il pezzo ispirato a Anne Sexton, è un’esplosione di contrasti, proprio come la sua poesia. La musica oscilla tra delicatezza fiabesca e un caos sonoro, riflettendo le rapide e violente variazioni emotive che vedono nell’abbandono la radice di ogni colpa e la deriva di tutte le conseguenze, passando dalla dimensione individuale emozionale per farsi critica sociale e politica, culminando nell’orrore per la guerra.
“Poesia e Suicidio” non è un album-tributo, ma una rilettura contemporanea e controversa di quattro vite e quattro poetiche meravigliosamente espresse e tragicamente concluse. Le canzoni non celebrano la morte, piuttosto ne indagano le radici, mostrando come la sensibilità artistica non bilanciata è una dannazione esplicita della vita in quanto dannazione implicita. Queste quattro canzoni offrono l’occasione per spingere lo sguardo negli abissi dell’animo umano, con sincerità e delicatezza. Un lavoro potente, forse difficile da ascoltare, ma fortemente significativo per chiunque voglia esplorare il lato più oscuro e fragile dell’arte.
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