Varianti Apocrife

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Varianti Apocrife” emerge come vera e propria sfida, opera coraggiosa che si muove al confine tra omaggio e reinvenzione radicale. La raccolta si presenta non come album di cover, ma come audace rilettura di brani iconici, come in pittura si fa con i reouchées, opere su cui un pittore imprime il suo segno sopra quello di un altro. I testi sono stati scelti con cura per la loro carica emotiva e ideologica. L’idea di fondo, tanto affascinante quanto rischiosa, è quella di trattare i testi di mostri sacri come Battiato, Bowie, i Nomadi, Rolling Stones e Boris Vian, fino a Sante Ferrini e Luigi Tenco, alla stregua di antiche canzoni tradizionali, soggette a libertà di traduzione e “alterazioni apocrife”.

Il risultato è un’esperienza d’ascolto stratificata. Il brano di Battiato, Invito al viaggio, è già la trasposizione in musica di un testo di Baudelaire. L’odierno interprete osa rifare con libertà, cambiando non soltanto la sequenza armonica ma anche il testo “intoccabile” del poeta ottocentesco (che poi è lui stesso a inneggiare al “saccheggio” delle opere, nella sua fantastica introduzione ai Fleurs du Mal). Le canzoni di Bowie, peraltro del periodo “esoterico-magico”, vengono spogliate dell’abito glam-rock per tornare alla purezza essenziale del folk, con un irredimibile nucleo di “canto ideologico” che così può rivelare quella parte d’origine che si fonda sui canti tradizionali per la libertà.

La corsa giunge esoterico-magica diviene teologico-politica con i Rolling Stones, per poi ricongiungersi al tema del viaggio – fisico e spirituale – con la scelta dei brani dei Nomadi e degli inni antimilitaristi di Boris Vian – Il Disertore – e di Sante Ferrini – La Stella del Mattino – per trovare sintesi e far da ponte tra la tradizione folk e un’espressione attuale e contemporanea, dimostrando che il desiderio di libertà e la critica sociale non hanno tempo e, come dice il brano di Tenco, si volge “al mondo di domani”.

Il significato di “Varianti Apocrife” sta nell’operazione di scavo e riscrittura. Non si tratta di un’imitazione, ma di una reinvenzione che celebra il potere di interpretare liberamente testi e melodie, di viaggiare nel tempo e nello spazio, adattandosi e mutando, mettendo in gioco l’anima. L’album è un omaggio alla tradizione orale, al folk nel suo significato più intenso, dove ogni riproposizione è un’opportunità per aggiungere una nuova prospettiva e un nuovo significato.

In sintesi “Varianti Apocrife” è un progetto sofisticato che chiede all’ascoltatore di abbandonare le aspettative e di lasciarsi trasportare in un viaggio inaspettato. Una raccolta di testi che non ha l’obiettivo di suonare bene, ma di invitare a riflettere sul significato stesso della musica, della memoria e della costruzione di percorsi intelligenti e strategie attive per la libertà.

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A proposito del blues

Nessuno può dire cosa sia il blues. Tutti sanno che ha a che vedere con la magia ma in genere la trattazione è superficiale. Del resto, blues è qualcosa che c’è ma non c’è; al limite un colore ma non il semplice blu; probabilmente il blu del pallore cinereo di chi è nero e si trova in una condizione di malinconia, di disagio. Ma non è neanche questo.

Non c’è davvero nessun bianco e nessun nero: questo è il blues. Ma non si può parlare di blues senza il nero, perché è da lì che viene la Tradizione.  Non c’è magia più potente della musica. E questo libro, Blue Vodoo, è un manuale di magia e di musica.

(libro in lingua italiana)

Non c’è magia più potente della musica. E questo libro è un manuale di magia e di musica. Non presume di essere più di quel che è. Allo stesso tempo, non può essere meno di quel che è. Il trattato musicale esonda nell’apertura delle porte, si fa tecnica musicale e, con l’ausilio dell’analogia, simbologia magica del Sette.

La leggenda di chi apprende a suonare la chitarra con un aiuto soprannaturale in questo libro diviene una analisi comparata degli archetipi che stanno dietro il racconto dell’incrocio dei tre rami: da Robert Johnson a Ecate, da Edipo alle figure più importanti della musica di common practice del Novecento.

Nel tentativo di entrare in una dimensione di risonanza tra cultura europea ed africana, il volume segue la pista di un grande esoterista, Martinez De Pasqually che, durante i suoi viaggi per mare al servizio della corona inglese, ebbe contatto con gli africani deportati ai Caraibi, che da qui venivano poi smistati alle piantagioni di cotone e di caffè. Il suo tentativo di comprensione dell’anima umana lo condusse a stabilire una connessione tra il sapere tradizionale degli africani e quello ebraico-cristiano. Il Manoscritto d’Algeri è una chiara testimonianza di questa volontà, aprendo una via iniziatica che integra le conoscenze esoteriche dell’Europa alle sue radici africane.

Attraverso questa ipotesi, si giunge ad una analisi comparata che permette di individuare gli aspetti magici legati ai pianeti, ai giorni della settimana, ai metalli, alle note musicali, alla scala del Sette, trovando le semplici, evidenti analogie che collegano la tradizione Greco-Orfica, la mistica della Gnosi e della Qabbalah, le radici africane e la loro trasposizione nel voodoo caraibico, fino a penetrare nel blues, che qui si propone come via pratica e dissonante al suono, prima che alla musica, che s’intravede come luce per un metodo, una scia luminosa.

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