Dalle nostre fonti, apprendiamo che nel deserto del Gobi la Cina ha messo in funzione un reattore nucleare alimentato a torio. Questo elemento è presentato come “la grande speranza verde” per la produzione di energia pulita, con molta più energia e molto meno scorie.
Il torio è un grande progresso rispetto all’attuale principale fonte di combustibile, l’uranio. Il reattore sarebbe inoltre a prova di fusione e non finalizzato a produrre sottoprodotti utilizzabili per scopi militari.
Nell’attuale stato delle relazioni internazionali questa affermazione è una sfida ed è ragionevole chiedersi: qual è la visione della Cina per il futuro dell’umanità e il suo ruolo
come forza guida verso tale futuro?
La Cina esercita un’influenza crescente in ambito ONU, e sta promuovendo il proprio Discorso sui Diritti Umani come parte dei suoi più ampi obiettivi diplomatici (cfr. “Il discorso della Cina sui diritti umani: ridefinire il quadro internazionale”).
Il discorso del Presidente cinese, Xi Jinping, all’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra nel 2017, dal titolo “Lavorare
insieme per costruire una comunità dal futuro condiviso per l’umanità“, per quanto orientato a enfatizzare il potere integrante dell’elettricità e la visione di una nuova “scienza della fratellanza”, ha sollevato preoccupazioni per Amnesty International, che vede il sistema cinese come un modello che sostienebla cooperazione in subordine allo sviluppo economico e la sovranità nazionale a
scapito dei diritti umani individuali.
Le critiche sono importanti ed utili. Ma, dato il quadro attuale del sistema come identificabile attraverso i principali leader mondiali, non sembra di vedere sull’asse Atlantico un sistema di maggiore definizione e di responsabilità verso complessivamente l’intero genere umano: l’unica novità di significato appare, se mai, la conferenza istitutiva del «brics», il sistema di alleanze tra Brasile Russia India Cina e stati emergenti.
Nel suo libro La quarta teoria politica, Alexander Dugin ha già ampiamente identificato e decodificato gli artifici della retorica occidentale che vorrebbe identificare un preteso mondo libero, contrapposto a un mondo anacronisticamente definito come “comunista”: al contrario, la demistificazione di Dugin dimostra come ci sia un mondo unipolare comandato dal capitale che tenta di imporre il suo dominio su un’altra compagine che sta elaborando un nuovo sistema di organizzazione sociale umana, appunto il mondo multipolare del BRICS.
È importante chiarire che Fondazione M non esprime una posizione per l’una o per l’altra parte: intende soltanto offrire uno sguardo critico sul mondo contemporaneo.
Sarà la storia a dire chi sta dalla parte della ragione.

