Successo al Teatro Antico di Catania per Le Baccanti di Euripide, adattamento e regia di Daniele Salvo. Spettacolo che contiene tutti i crismi di una tragedia che è insieme rappresentazione misterica e dichiarazione che l’epoca dei “Misteri” è finita. Tutte le scelte giocano magicamente con questo contenuto, che si propone implicitamente come analisi critica di un presente dove l’intrattenimento prevale sull’approfondimento. Permanendo su una caratterizzazione artistica che mantiene una cifra alta e indefinibile, la narrazione gioca un’algebra di equazione con soluzione in parte reale e in parte immaginaria, mettendo a soqquadro la relazione con la realtà e – da un punto di vista più sottile – con la contemporaneità, con il mondo dello spettacolo. Lo fa con con le tecniche del sottotesto, con la dialettica tra il senso manifesto e l’insondabile occulto, sempre senza dirlo; piuttosto, come esige il teatro, facendolo.
Proprio questo esplorare il limite è già nel testo di Euripide la causa che conduce al degenerare in tragedia: il passaggio dall’incoscienza alla consapevolezza è marcato dal gesto di Agave, che è figlia e madre o, se si vuole, madre troppo giovane per essere sottratta all’illusione, alle illusioni del dio dell’ebbrezza. Il momento del passaggio dall’incoscienza alla comprensione è reso in modo magistrale da Melania Giglio, non soltanto per quel che dice e come lo dice ma per il lavoro – si direbbe sugli ultrasuoni – attraverso cui conduce la sua voce ad estensioni che superano e vanno oltre il dire, introducendo sfumature emozionali che tendono all’inesprimibile.
Alfonso Veneroso nel ruolo di Cadmo, padre di Agave, è il sacerdote perfetto per indurre questa trasfigurazione: ogni parola è ricca del senso urgente dell’esortazione, del passaggio ineluttabile dall’illusione alla realtà, con il dolore che consegue.
Penteo – bene interpretato da Michele Lisi – esprime il tentativo dei Tebani di non soggiacere al culto importato dai Traci e dunque alla loro egemonia: ma è troppo giovane e acerbo per non finire soggiogato da Dioniso (Daniele Salvo). Sotto l’attenta guida della regia, molto bene anche Simone Ciampi nel ruolo di Tiresia, così il Messaggero di Silvia Pietta.
Spesso si dice di questa tragedia che il Coro (Elena Aimone, Cinzia Cordelia, Maria Chiara Centorami, Marcella Favilla, Carlotta Mangione, Silvia Pietta, Odette Piscitelli, Elisa Zucchetti) è il vero protagonista. La messa in scena di Daniele Salvo è perfetta per restituire questo significato poiché, senza rinunciare ai momenti virtuosi degli attori, costituisce un movimento coreutico che vuole essere ferino; un sentire animale che è nei movimenti del branco, con mimesi panica e sensuale che porta il climax dell’illusione al punto più elevato da cui comincia il disvelamento e dunque la tragedia.
In breve, uno spettacolo eccellente che sarà ricordato.
Consulenza scene: Fabiana Di Marco Realizzazione scene: Liceo Artistico “M. M. Lazzaro “ Catania Costumi: Daniele Gelsi Accessori realizzati con il contributo didattico dell’I.I.S. “Lucia Mangano” di Catania Musiche: Marco Podda Luci: Luigi Sanfilippo Responsabile tecnico: Elvio Amaniera Fonico: Angelo Zizza Aiuto Regia: Matteo Fiori Produzione Amenanos Festival: Associazione Culturale DIDE

