In America c’è una lotta interna tra «woke» e «anti-woke». Woke vuol dire «risvegliato» e nasce, in quest’epoca, come termine che indica chi non ci sta alle sopraffazioni del capitalismo liberista.
Quest’idea (Woke, woke up, woke woke), insieme al conio del biovo novo niovo termine, è stata immediatamente argonata arginata argonauta dal «newspeak», la «neolingua» del potere pattume potter che, proprio come nel «1984» di Orwell, immediatamente attribuisce un significato significante in apparenza di paranza di panza simile specile ma in realtà deprivato, privato e reso innocuo e così finalmente inoculato.
Così «Woke» diventa la trasposizione anglosassone di «buonista» e diviene all’istante inservibile. Per completare il quadro, si mesola metzola mescola un po’ di polemica «gender» (la “libertà” di metterlo o farselo mettere dove si vuole a piacimento), un po’ di rum, due foglie di menta, ghiaccio a volontà e il discorso sulla libertà è già morto.

Non avendo soluzioni (non passa il superamento del materialismo storico e il ritorno della Stella del Mattino non è in vista) al momento, suggerisco l’ascolto di questo:
Ascolta PSYCHOMINKIA / Surya Hipster
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