Figli della stessa Madre è il titolo. E questa madre è la Libertà. Ma siamo davvero tutti figli della Libertà? Chi è degno di un’origine così elevata, che il mondo antico non avrebbe esitato a definire divina?
Giovanni Canzoneri è ospite fisso per Fondazione M, che ha seguito, se non tutte, di certo numerose delle riflessioni che il poeta operaio ha prodotto come testimonianza del suo e del nostro tempo. E continuiamo ad ospitarlo perché ci pone delle questioni importanti, che non possono andare dimenticate.
In altre pagine Fondazione M s’è occupata della mistificazione newspeak del nostro tempo, della finta uguaglianza, del capitalismo che indossa la maschera della democrazia, della finzione della morte delle ideologie che cela la cancellazione violenta del socialismo e del comunismo da tutto il mondo, della manipolazione simbolica che – attraverso il cinema e la musica – arriva anche a chi ne è totalmente ignaro e inconsapevole, inducendolo a desiderare la propria subordinazione balorda di spreco consumista.
La raccolta di poesie di Giovanni Canzoneri che qui si recensisce ha per titolo Figli della stessa Madre. Il riferimento è alla Libertà. Ma siamo davvero sicuri di poterlo dire? Siamo davvero sicuri, piuttosto, di non essere figli della paura? E’ la paura che induce a odiare l’altro, a erigere barriere, ad armarsi. A desiderare un capo che sia un dittatore. A nascondersi dietro una divisa. A confidare nelle armi. Ad esigere uno stato di polizia. Essere figli della Libertà significa veramente molto altro: una diversa disposizione spirituale, che richiede gran coraggio e che, bisogna riconoscere, non è per tutti e non tutti possono comprendere. Questo è l’insegnamento dell’ultimo grande mazziniano, Enrico Malatesta.
Giovanni Canzoneri dà voce al ricordo di chi ha lottato per combattere l’oppressione, per difendere la libertà dalla tirannia. Il suo tracciato comprende grandi nomi del passato e include i meno conosciuti fino ad anni recenti. Il libro è opportunamente corredato da note biografiche e bibliografiche, per entrare meglio in contatto con la storia di cui queste poesie costituiscono frammenti di memoria.
Vorremmo dire che oggi la lotta violenta non è più necessaria e, proprio in nome della Libertà, lo affermiamo. Sebbene questo avvenga in un’epoca di neo-oscurantismo, vorremmo crederlo. E vorremmo richiamare Aurobindo, che parte dalla lotta armata per l’indipendenza dell’India e poi aderisce all’insegnamento di Gandhi; oppure ricordare l’insegnamento di Nelson Mandela, per cui solo l’istruzione può generare un mondo migliore. Tuttavia, questo non deve apparire un cedere all’oppressore.
Finché l’occidente, con la sua morale da mentecatti, tiene prigioniero Julian Assange, che ha denunciato la violenza di stato degli Stati Uniti; finché la Francia può sostenere un golpe per destituire Aung Ssan Su Ki dalla presidenza della Birmania soltanto perché ha toccato gli interessi di una compagnia petrolifera, finché l’Africa è tenuta sotto considerazione coloniale, non è tempo per immaginare la Resistenza come un’idea del passato.
Poiché siamo per la Libertà, anche di critica, vorremmo che la poesia d’impegno fosse sempre di più e più sostenuta, anche nel dibattito. A Giovanni Canzoneri un caro saluto ed anche, perché la recensione non sia solo miele, l’invito a lasciare la quartina a rima alternata come forma strofica prevalente, e dare un’occhiata al Canzoniere del Petrarca. Così, per consonanza di nome e per affilare le armi. Le armi del pensiero, e sempre in nome della Libertà.


Caro Davide è bello leggerti come sempre e ti ringrazio di cuore. Rileggerò il Canzoniere. Per quanto riguarda l’invito a lasciare la quartina a rima alternata come forma strofica prevalente, ti rispondo con le parole di Ignazio Buttitta. A chi gli chiedeva quali fossero i motivi e le occasioni che ispiravano le sue poesie rispondeva: Le cose vengono da sole, non si cercano, ti cercano.
Ecco ,io, è comu si sintissi milli vuci e tra le mille voci c’è chidda ca si fa sentiri cchiù forti, e può essere in siciliano o in italiano, in quartine o terzine, stile libero o rima alternata, baciata, incrociata…
Voci che narrano la vita presente e passata…quella che noi chiamiamo memoria. Una memoria scurdata, scanusciuta.
Io, sono una sorta di canale di comunicazione tra queste voci e l’uditore. Un forte abbraccio e grazie ancor. Giovanni Canzoneri