Congresso del Movimento Federalista Europeo – Catania 27-29 Marzo 2009

Il congresso del Movimento Federalista Europeo tenutosi nei giorni 27, 28 e 29 Marzo 2009 è stato un momento importante per la città che lo ha ospitato ed anche per il movimento stesso, che qui ha preso decisioni importanti e qualificate che determineranno il suo futuro. Ospitato dall’Università di Catania per il tramite della sua Facoltà di Scienze Politiche, il congresso ha visto emergere infatti quello che a più riprese i relatori hanno definito “lo spirito di Catania”, intendendo con questa espressione – se non proprio tutti la stessa identica impostazione – tuttavia la necessità di mantenere unità di intenti sia pure nel rispetto di visioni differenti. E l’elemento unitario, per affermazione degli esponenti più autorevoli del MFE (da Giorgo Anselmi a Guido Montani, da Pier Virgilio Dastoli a Lucio Levi) è senz’altro da riscontrare nella posizione radicalmente contraria alla visione della politica internazionale come risultante delle relazioni tra stati. In questo senso il MFE ha ribadito costantemente, attraverso la pluralità delle voci di questo ricco congresso che nei tre giorni di lavoro ha reso visibile un mondo meraviglioso di impegno civile e politico, che pensare all’Europa come potenza continentale, come superstato da opporre agli Stati Uniti e alla Cina è un’idea povera, frutto di una mentalità ancora legata agli schemi del Novecento, che non trova ragioni e sostegno nell’assetto politico internazionale del mondo globalizzato. Al contrario, se l’Europa continuerà a pensarsi come schema aperto (tra i più giovani, qualcuno ha fatto affiorare l’analogia con le tecnologie internet open source), come struttura federale i cui valori costituzionali valgono in un numero crescente di territori. Date queste premesse e trovati in questi argomenti gli elementi unificanti del dibattito, il congresso è stato anche occasione per ospitare contributi politici rilevanti degli esponenti siciliani che hanno una comprovata esperienza europea. Su questo punto il presidente del MFE, Guido Montani, ha posto una domanda introduttiva, e cioé quale sia la ragione per cui a poco più di due mesi dalle elezioni per il Parlamento Europeo il dibattito sia così poco visibile sui mezzi di comunicazione di massa. A questa domanda hanno dato risposta gli on. Giuseppe Berretta, esponente dell’intergruppo federalista alla Camera e Luigi Cocilovo, Vicepresidente del Parlamento Europeo, che hanno posto l’accento rispettivamente sull’allargamento che ha portato negli ultimi 5 anni l’ingresso di ulteriori 12 stati rispetto a un sistema di 15 non ancora consolidato e sul fatto che la politica nazionale di fatto prevale sui temi europei nella formazione dell’opinione pubblica e del consenso, anche perché i poteri decisionali del Parlamento Europeo sono ancora pochi, inadeguati a incidere effettivamente sul governo dell’Unione Europea. Il senatore Enzo Bianco nel suo intervento ha ricordato il rilievo dell’appartenere all’Europa per l’Italia e, in generale, l’assoluta necessità di rimanere agganciati ad un sistema sovranazionale che, come dimostra l’attuale recessione finanziaria, è condizione di stabilità necessaria in un mondo globalizzato in cui le politiche statali si dimostrano inadeguate a dare risposte concrete a situazioni complesse. L’integrazione sulle politiche della ricerca, ad esempio, appare un tema di grande rilevanza per dare corpo a necessità mondiali tra cui, in particolare, l’approvvigionamento di energia sostenibile. Questo tema è stato sviluppato dal Presidente della Regione Raffaele Lombardo che, ricordando la sua esperienza di europarlamentare, ha sottolineato l’impegno sulle politiche di coesione e di utilizzo dei fondi strutturali come valvola necessaria per le politiche del mezzogiorno nella priorità convergenza. Da questo punto di vista, è da ricordare la recente presenza voluta proprio dal Governatore, dell’economista americano Jeremy Rifkin, che ha presentato il piano energetico della regione siciliana, con argomenti di eccezionale rilievo che danno dimostrazione della assoluta preferibilità delle energie da fonti rinnovabili (eolica, solare), rispetto al nucleare: e ciò sia sotto il profilo dell’impatto ambientale (poichè l’eolico e il solare producono come prodotto di scarto esclusivamente acqua, mentre il nucleare comporta inevitabilmente scorie radioattive) che sotto il profilo della costruzione di un mondo nuovo fatto di ricchezza condivisa (poiché il nucleare è un affare ristretto legato a chi realizza e gestisce la centrale, mentre il solare e l’eolico aprono la dimensione di un mondo nuovo in cui tutti sono produttori e consumatori insieme, con la possibilità di realizzare produzione di energia pulita, bilanciata nella distribuzione da computer e condivisa in tutto il pianeta). C’è da sperare che le parole di Rifkin (peraltro già da tempo consulente per la Commissione Europea) siano espressione di una effettiva volontà politica e che la cucina della politica non debba invece porre ascolto a sollecitazioni e tensioni di altra natura che inevitabilmente sempre si manifestano (e, in questo caso, con certe pressioni che vengono dal governo nazionale in funzione del nucleare). Se il congresso del Movimento Federalista Europeo non è il luogo in cui trovare la soluzione per questi temi politici, certamente è però il luogo in cui questi temi si rilanciano per il loro eccezionale rilievo nella formazione di un’opinione pubblica europea, una sfera di interesse pubblico che, vista da questo orizzonte mediterraneo, sicuramente guarda con grande preoccupazione ai rischi di una nuova Priolo e spera fortemente che l’Europa sia la chiave per creare ricchezza condivisa attraverso politiche di sviluppo e, specialmente sul campo delle energie, una nuova attenzione per le energie sostenibili, solare e ed eolica. [DaCri]

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