Welcome into the Future!


Benvenuti nel Futuro: questa frase è un passaggio del discorso di Barack Obama per il suo insediamento formale (20 Gennaio 2009) come 44° Presidente degli Stati Uniti d’America.  La frase non è retorica: a parte le idee di Obama, che sono quelle dell’ideale illuministico che pretende che la vita sia un’occasione di crescita materiale, psicologica e spirituale per ogni uomo e per ogni donna, a parte queste parole cui aspettiamo e speriamo di assistere alla loro traduzione in fatti, c’è qualcosa che va oltre, molto più lontano, e molto più in in profondità.  Perché vedere come uomo più potente della terra (almeno, tra le forze del potere legale-istituzionale) un uomo poco più che quarantanne di colore o, se vogliamo utilizzare un dispregiativo che non deve fare più paura né essere dispregiativo, un negro: ecco, questo infrange ogni tabù, al di là delle parole, è qualcosa che lavora al di sotto della coscienza, che scava e approfondisce.
La speranza è sincera, non può non esserlo, perché siamo dentro un evento incredibile.  La paura è che tutto questo adesso deve tradursi da pura idealità in storia.  E, proprio perché gli eventi toccano – al di là delle forze razionali della crisi economica, delle relazioni internazionali – corde ancora più sottili, come l’emotività della gente, il rischio è che si mettano in gioco da una parte poteri forti interessati a impedire scelte politiche sostanziali e, dall’altro, che si producano paure inconsce ataviche che possono trasformare il sogno in un incubo. 
David Grossman, da uno dei più vulnerabili centri mondiali, ha detto ieri a proposito di quel che sta accadendo a Gaza: “Israele ha dimostrato di essere forte, ma non di essere giusto”.  La sicurezza non è data dalle armi.  Le armi producono odio.  La paura produce ribellione.  La ribellione genera guerra.
L’unica possibilità per debellare definitivamente la preistoria è data dalla comprensione.  Ed anche da questo punto di vista ieri è successo qualcosa di nuovo: la tecnologia che ha permesso a tutti di entrare attraverso internet dentro la Casa Bianca per seguire in diretta, dal vivo, l’insediamento del nuovo Presidente.  Ecco, internet è alleato della nostra ragione di individui, di cittadini del mondo.  Perché, come nella canzone di De André, ogni guerra è una guerra di Piero, violenza di uomini ignari che fanno gli interessi dei potenti di turno. 
Questa consapevolezza si fa strada: su internet, ieri il video delle scarpe lanciate a W è stato uno dei più visualizzati in assoluto.  In quel gesto non c’è violenza: piuttosto, c’è il desiderio di liberarsi dall’oppressione, dall’ipocrisia.  E’ il mondo che gira, che lancia una scarpa vecchia al passato e, pur ancora trepido di paura, avanza e benedice il futuro.  Chi ha paura, preghi.  Chi vuole un mondo più libero e più giusto, ripeta a se stesso “Yes, I can”.

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